martes, 3 de abril de 2018

Ecuador: Presidente Moreno firma la segregazione di Assange


 
Toglie internet e proibisce ogni visita al dissidente australiano - Moreno dice yes al Pentagono e M16 - APPELLO AL PRESIDENTE dell'ECUADOR

Il presidente dell'Ecuador ha tagliato a J. Assange ogni possibilità di collegarsi con la rete internet. Ha fatto di peggio: ha persino proibito ogni visita personale al fondatore di WikiLeaks,
mondialmente noto per aver reso di pubblico dominio documenti segreti che compromettono Stati, gradi media, multinazionali e banche. Lenin Moreno, nuovo capo del governo ecuadoriano, ha sentenziato una vera e propria segregazione contro il celebre australiano perseguito dall'asse anglosassone USA-Gran Bretagna per la sua battaglia a favore della libertà di pensiero.Stanno sanzionando chi ha consentito di gettare luce su ombre e penombre, svelando alcuni segreti occulti che accompagnano l'esistenza dei poteri che si sovrappongono e sacrificano la democrazia.

J. Assange salvò la sua libertà -e forse anche la sua vita- grazie all'asilo che il presidente Correa gli concesse nella sede dell'ambasciata di Londra.
Il suo sucessore Lenin Moreno, getta la maschera e rivela urbi et orbi di che sostanza è fatto. Ha chinato la testa alle richieste liberticide che -senza nessun giudizio legale- esigono la resa senza condizioni di Assange. 
Lenin Moreno ha ingannato l'elettorato del suo Paese, ed ora si appresta a consegnare il persiguitato dissidente australiano al M16.
Noam Chomski+26 intellettuali ganno lanciato un pressante appello per impedire questa  segregazione e strappare dalle mani di chi vuole rinchiudere di Assange nel lager di Guantanamo.

LETTERA AL PRESIDENTE MORENO
johnpilger.com
In questa lettera, ventisette scrittori, giornalisti, cineasti, artisti, accademici, ex ufficiali dei servizi segreti e democratici, chiedono al governo dell’Ecuador di concedere a Julian Assange il diritto alla libertà di parola.
Se non era chiaro che il caso di Julian Assange non è mai stato solo una questione legale, ma una lotta per la protezione dei diritti umani fondamentali, adesso lo è. Nel citare i suoi tweet che dissentono sulla validità della recente detenzione del presidente catalano Carles Puidgemont in Germania, e in seguito alle pressioni dei governi statunitense, spagnolo e britannico, il governo ecuadoriano ha installato un jammer elettronico per impedire ad Assange di comunicare con il mondo esterno via internet e telefono.

Per rendere il suo isolamento totale, il governo ecuadoriano gli ha pure rifiutato il permesso di ricevere visite. Nonostante due sentenze delle Nazioni Unite che considerano illegittima la sua detenzione e che esigono il suo immediato rilascio, Assange è di fatto prigioniero da quando è stato portato per la prima volta nel carcere di Wandsworth a Londra, nel dicembre 2010. Non è mai stato accusato di alcun crimine. Il caso svedese contro di lui è crollato ed è stato archiviato, ma nel frattempo gli Stati Uniti hanno intensificato i loro sforzi per portarlo a processo. Il suo unico “crimine” è quello di essere un vero giornalista – uno che dice al mondo le verità che le persone hanno il diritto di sapere.

Il governo ecuadoriano, con il suo vecchio presidente, si schierò con coraggio contro l’arrogante strapotere degli Stati Uniti e concesse asilo ad Assange come rifugiato politico. La legge internazionale e la moralità dei diritti umani erano dalla sua parte.

Oggi, sotto enorme pressione da parte di Washington e dei suoi sodali, un nuovo governo in Ecuador giustifica il bavaglio che ha imposto ad Assange affermando che “il comportamento di Assange, tramite i suoi messaggi sui social media, mette a rischio le buone relazioni che questo paese ha con il Regno Unito, il resto dell’UE ed altre nazioni”.

Questa censura alla libertà di parola non sta avvenendo in Turchia, in Arabia Saudita o in Cina, ma nel cuore stesso di Londra. Se il governo ecuadoriano non cesserà la sua spregevole azione, diventerà anch’esso agente di persecuzione, anziché rappresentare la valorosa nazione che ha difeso l’autonomia e la libertà di parola. Se l’UE e il Regno Unito continuano a sostenere il vergognoso zittire di un vero dissidente, significa che la libertà di parola sta davvero morendo in Europa.

Non si tratta unicamente di mostrare sostegno e solidarietà. Ci appelliamo a tutti coloro che si preoccupano di far valere i diritti umani di chiedere al governo dell’Ecuador di continuare a difendere i diritti di un coraggioso attivista, giornalista e informatore.

Chiediamo che i suoi diritti umani di base siano rispettati come se fosse un cittadino ecuadoriano, che sia protetto a livello internazionale e che non venga messo a tacere o espulso.
Se non c’è libertà di parola per Julian Assange, non c’è libertà di parola per nessuno di noi – a prescindere da ciò che ognuno pensa.
Chiediamo al presidente Moreno di porre fine all’isolamento di Julian Assange ora.

Noam Chomsky, linguista e teorico politico
Brian Eno, musicista
Joseph Farrell, ambasciatore WikiLeakse e membro del Consiglio del Centro di Giornalismo Investigativo
Teresa Forcades, Suora Benedettina, Monastero di Montserrat
Charles Glass, autrore, giornalista e conduttore britannico/americano
Chris Hedges, giornalista
Srecko Horvat, filosofo, Movimento per la Democrazia in Europa 2025 (DiEM25)
Jean Michel Jarre, musicista
John Kiriakou, ex agente antiterrorismo della CIA ed ex investigatore senior, Comitato per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti
Lauri Love, informatico e attivista
ecc
ecc,

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