miércoles, 7 de febrero de 2018

USA senza consenso latinoamericano: invasione umanitaria no, golpe no


ridefinizione del consumo di calorie prescritte dai dietisti della Casa Bianca
Coriolanis  Il tour in quattro capitali latinoamericane di Rex Tillerson, presidente di Exxon Mobil e attuale capo della politica estera degli Stati Uniti, si é concluso senza successi. L'obiettivo esplicito: accelerare la dinamica artificiale di "isolare-strangolare" il Venezuela. Ridotto a una mossa per anticipare e scongiurare ogni possibile esito positivo delle conversazioni in corso a Santo Domingo tra il governo di Caracas e l'atomizzata opposizione
 L'opaca diplomazia di Washington ha visibilmente ceduto il passo al ruolo di reale opposizione esterna, esternando grossolane pressioni sui suoi piú fedeli vassalli (Messico, Argentina, Colombia)
Tillerson ha sfogliato tutti i petali della margherita (piú sanzioni -invasione umanitaria-golpe) peró le sue parole sono cadute nel vuoto. Il tour era cominciato con una gaffe, dove avvisava l'America latina sui pericoli di  "...un imperialismo dannoso per la regione poiché é interessato solo a mete di corta durata, mentre gli USA sono partners storici". Insomma: abbiate fiducia, l'unico imperialismo buono é il nostro, state attenti alla Cina e Russia che vogliono derubarvi di tutto. La Cina ha investito 140 miliardi di dollari nell'ultimo triennio.

Successivamente ha toccato il tasto dei corridoi umanitari, percorribili dalle auspicate  coalizioni latinoamericane per distribuire -come i re magi- doni e sollievo spirituale alle vittime delle sanzioni, perdon del dittatore Maduro. Da Brasilia, giá da tempo avevano definito "pura follia" questo sogno nel cassetto.

In Messico é risuonato con forza l'urlo della caverna: quindi che sia golpe! Tillerson l'aveva giá concettualizzato in questo modo: "...nella storia del Sudamerica, quando le cose vanno male e i leader non possono servire il popolo, spesso i militari sono stati il fattore del cambiamento".  Il generale Padrino Lopez, ministro della difesa, aveva risposto ipso facto: "..le forze armate del Venezuela non prendono ordini da un signor imperialista". 

Il ministro degli esteri del Brasile Aloysio Nunes Ferreira ha messo i puntini su tutte le i: "..solo il popolo puó cambiare. Non saranno quelli di fuori ad ottenere questo. Tillerson sta proponendo un colpo di Stato? Non ha alcun senso".

In Argentina, Tillerson é tornato alla radicalizzazione del blocco commerciale, parlando apertamente diembargo, e sospensione degli acquisti di petrolio. A un giornalista che domandava perché gli Stati Uniti continuano a comprare petrolio al Venezuela, non é riuscito a rispondere con logica. Non é dato sapere se parlava come presidente della Exxon Mobil o come segretario di Stato. A Buenos Aires si é incrementata la pressione mediatica e diplomatica, non certo le misure commerciali ed economiche restrittive.

Contemporaneamente, Maduro ospitava il segretario della OPEP Barkindo, confermando il prolungamento dell'accordo di riduzione della produzione che ha portato il prezzo del barile sulla soglia dei 70 dollari. "Venezuela non puó essere bloccata da nessuno, proporremo ai Paesi esportatori di greggio l'adozione di una criptomoneta..." ha chiosato il presidente venezuelano.

Questo tour ha messo in luce che gli Stati Uniti hanno fretta, e sono consapevoli dell'inefficacia operativa del fronte interno di cui dispongono in Venezuela che -dopo aver ripetuto ossessivamente il mantra di "elezioni presidenziali subito!"- ora stranamente si tira indietro. Perché? Eppure le condizioni di vita sono assai peggiorate, c'é iperinflazione, caduta dei consumi, che generalmente sono una manna per qualsiasi opposizione, in ogni latitudine. 

La gente, ossia la maggioranza, sa ancora discernere e non premia quelli che hanno invocato l'applicazione di sanzioni contro il loro Paese. Non assegna la presidenza ai questuanti di "blocchi", a quelli che hanno bussato alle porte di tutti i santuari globalisti di rito unico. La miope politica del "tanto peggio, tanto meglio", si scontra contro il muro umanista del bene comune e della sovranitá. Washington, pertanto, si vede obbligato ad agire direttamente, senza maschera, tirando fuori il peggio della sua tradizione colonialista. 

Ad ogni consultazione elettorale é costretto a reagire in modo scomposto, digrignando i denti. Quando non funziona la carta della divisione etnica, religiosa o separatista, rimane quella della produzione artificiale di penuria da additare all'esecrazione. La guerra senza bombe (per ora) della riduzione dei consumi e dei farmaci, riscrivendo la tabella calorica dettata dai dietisti della Casa Bianca.  E una ricerca affannosa di complici per livelli superiori di interventismo. Questi, non mancano sull'altra sponda dell'Atlantico, ma scarseggiano (per ora) sul continente che ha conosciuto il colonialismo made in Europa, e quello peggiore del derivato british del nord, oltre agli affini e collaterali che infestano i Caraibi.

arte: Carlos Luis Sanchez 

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