martes, 28 de noviembre de 2017

ARGENTINA- Nazione Mapuche: “È stata una battuta di caccia razzista, li hanno fucilati”


Rafael Nahuel è morto per un proiettile allo stomaco - 2 feriti gravi con proiettili - Polizia argentina spara contro manifestanti Mapuche in Patagonia
25 novembre 2017 Dopo che giovedì scorso le forze di sicurezza avevano sgomberato la comunità mapuche che reclama le proprie terre nella zona del Lago Mascardi, oggi è avvenuto un nuovo blocco che è terminato con due feriti e un morto. Il giorno in cui è cominciata la veglia funebre per Santiago Maldonado, il giovane trovato morto nel fiume Chubut 78 giorni dopo essere scomparso dopo la
repressione della Gendarmeria di Chubut, un membro della comunità mapuche Lafken Winkul Mapu è morto nella città di Bariloche dopo essere stato crivellato dalle forze di sicurezza federali che fin da giovedì passato la perseguitavano. Quel giorno, vari membri di quella comunità erano fuggiti dallo sgombero e dalla repressione scatenata in un terreno confinante al Lago Mascardi. La vittima è Rafael Nahuel, di 27 anni, che è morto per un proiettile allo stomaco. Altri due membri di quella comunità, un uomo e una donna, sono stati feriti da pallottole di piombo e trasferiti nell’Ospedale Ramón Carrillo, di quella città.
La morte di Nahuel ha provocato la reazione di centinaia di persone che si sono riunite davanti agli uffici dei Parchi Nazionali, sotto il cui controllo si trova il terreno che la comunità rivendica come ancestrale. Durante la protesta ci sono stati alcuni incidenti. Ci sono state anche delle manifestazioni nella locale cattedrale, dove la polizia ha attuato una forte operazione.
La notizia ha scosso la calma di quella città turistica. Nella periferia della città, le operazioni delle forze di sicurezza si sono intensificate. Vari agenti hanno bloccato la strada 40 e hanno lasciato senza comunicazione gli accessi da Bariloche verso la zona del Parco Nahuel Huapi, dove è avvenuta la repressione. Gli automobilisti che passavano lì erano controllati.
Due giorni fa, la Prefettura e il GEOF della Polizia Federale avevano fatto intravedere indizi della violenza dell’operazione di sgombero, durante la quale avevano arrestato e ammanettato donne e bambini che avevano occupato quel terreno. Durante la repressione, che ha comportato lo sparo di proiettili gomma, una decina di mapuche, nella loro maggioranza uomini, è fuggita verso il vicino monte per non essere acchiappati.
Da allora non si è saputo nulla di loro, fino a che questo pomeriggio è tornato l’attacco dei gendarmi e dei poliziotti, che è terminato con due feriti a causa dei proiettili e un morto della Lof Lafken Winkul Mapu.
Il caso è di competenza del giudice federale Gustavo Villanueva, che dopo varie intimidazioni giovedì scorso aveva dato l’ordine di sgombero. Quel giorno si è cercato di mettere fine all’occupazione iniziata il 14 settembre passato, data in cui la comunità è entrata in quel terreno.
L’operazione di due giorni fa aveva avuto una inusitata intensità. Una decina di furgoni delle forze di sicurezza appostate nella zona vicina al territorio hanno bloccato per varie ore la strada 40 lasciando praticamente isolate le città di Bariloche e di El Bolsón. Perfino un elicottero ha sorvolato la zona.
La mattina della repressione, vari degli arrestati che sono stati liberati quella stessa notte e altri membri della Lafken Winkul Mapu hanno dichiarato che la Resistenza Ancestrale Mapuche (RAM) non era coinvolta nel recupero del territorio, dato che vari mezzi di comunicazione avevano fatto circolare la voce che quel gruppo, demonizzato fin dalla scomparsa di Santiago Maldonado, fosse dietro l’occupazione.
Luis Pilquiman, responsabile di zona del Coordinamento del Parlamento Mapuche, ha dichiarato che “quando hanno sgomberato c’erano solo donne e bambini, perché il resto era salito in montagna. Durante questi giorni sono stati perseguiti. E gli hanno dato solo proiettili”, si è lamentato durante una conversazione con Página/12. “Quella versione è una grande menzogna. I fratelli sono andati in quel luogo perché avevano necessità di tornare ad un proprio territorio per potersi sviluppare”, ha difeso Pilquiman. Quello che avviene, ha aggiunto, è “l’idea è di far credere che il popolo mapuche sia il nemico interno”. Sia i governativi come alcuni mezzi di comunicazione “stanno facendo tutto il possibile per installare questa idea per giustificare l’attacco contro la comunità”.
Sebbene non ci sia stata una versione ufficiale, le forze di sicurezza hanno fatto trapelare che quando gli agenti sono giunti al Lago Mascardi sono stati aggrediti dai mapuche con spari di armi da fuoco. Pilquiman ha smentito questa versione e anche quell’altra che giovedì era stata fatta trapelare sulla partecipazione all’occupazione della Resistenza Ancestrale Mapuche (RAM).
Natalia Anaya, avvocata dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani (APDH) locale ha contestato la procedura di ieri: “Non sappiamo chi l’abbia ordinata né come sia stata scatenata questa operazione repressiva, che più che altro è una battuta di caccia, una battuta di caccia razzista”, ha detto a questo giornale.
Ieri il magistrato, Gustavo Villanueva, si è presentato, dopo la morte di Nahuel, sul luogo dei fatti insieme ad un segretario del tribunale e a membri del Pubblico Ministero di Río Negro. Gli avvocati di APDH e i rappresentanti della comunità non hanno potuto avvicinarsi al luogo a causa dei posti di blocco della polizia.
Ciò che raccontano i membri di tutte le comunità che hanno rappresentanti nel Parlamento di quel popolo originario è che “dopo i fatti di Santiago Maldonado, la persecuzione (da parte delle forze di sicurezza e della Giustizia) contro la comunità mapuche è aumentata, la persecuzione è diventata più forte”.
Quello che c’è dietro, ha sostenuto, sono “interessi immobiliari”. Varie zone che sono sotto il controllo dei Parchi Nazionali sono sfruttate come iniziative turistiche e commerciali. “Costantemente si stanno cedendo terre a privati”, ha affermato il dirigente indigeno. In questo contesto, per Pilquiman, fatti come l’assassinio di Rafael Nahuel e la repressione al Lago Mascardi “sono cose che continueranno, perché la nostra  lotta per il territorio continuerà”.
fonte qui
Resumen Latinoamericano

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