domingo, 26 de marzo de 2017

ITALIA Contributo della mafia allo sbarco USA in Sicilia


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G. Duchini Conflitti e Strategie Lo sbarco alleato in Sicilia avvenuto nel 1943 contribuì a segnare in modo irreversibile e definitivo la vittoria dell’America sull’intero conflitto. Facendo seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia ed alla Gran Bretagna del 10 giugno 1940 iniziarono i bombardamenti inglesi in Sicilia cui seguirono quelli americani (gennaio 1943) che in modo indiscriminato rasero al suolo interi quartieri, chiese, scuole (si ricorda il bombardamento particolarmente cruento nei confronti di una scuola di Palermo dove rimasero uccisi circa 300 bambini).
Tutte le città siciliane furono colpite, riportando danni materiali morti e feriti e dispersi. In particolare Messina non ancora pienamente ricostruita dal terremoto del 1908, furono sperimentate per la prima volta bombe incendiarie; in pratica una vita quotidiana costellata di allarme continuo di sirene lungo otto mesi di messa di fuoco e macerie.

Non solo tutto questo ma anche un progettino niente male allorché il professore Zuckerman docente di anatomia ed endocrinologia studiò gli effetti dei bombardamenti in Sicilia per potere effettuare una stima dettagliata degli effetti di una offensiva estesa e prolungata delle forze aree alleate: non come limitare i danni ma piuttosto per massimizzare l’efficacia dell’offensiva area contro i nemici che beninteso non erano altro che la stessa popolazione siciliana.

La notte del 10 luglio 1943 si cambiò radicalmente le sorti della Sicilia e dell’Italia intera. Sbarcarono in Sicilia 181 mila uomini con al seguito di 1800 cannoni, 600 carri armati e 14 mila automezzi. La pianificazione dell’operazione fu posta sotto il comando generale di Eisenhower (futuro presidente Usa) e dalla VII armata americana (con la guida di Patton) e la VIII armata britannica (con la guida di Mongomery).

Le truppe alleate conoscevano bene il territorio sia gli inglesi che gli americani. In particolare due importanti strutture americane l’OSS (Office of Strategic Service) e l’ONI (Office of Naval Intelligence) avevano raccolta una documentazione cospicua sulla realtà sociale siciliana (grazie al contributo dato dalla mafia italiana presente in Usa) e successivamente con l’occupazione del territorio siculo con l’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territory)

La liberazione dell’Italia significò anzitutto il risveglio della principale organizzazione criminale presente sul territorio nazionale quale era appunto la mafia. Si parlò di risveglio perché il prefetto Mori (dalla fine degli anni venti) su mandato dal governo fascista per contenere e risolvere possibilmente la situazione era riuscito quasi a debellare e comunque a rendere “dormiente” l’intera struttura mafiosa presente sull’isola.

La mafia si presentò nella versione più appariscente e più inusuale. Ci sono varie versioni le più disparate su come si entrò in contatto con la mafia. In particolare, Il ritorno di Don Calò a Villalba(suo paese natio) per riorganizzare una politica alternativa al fascismo con una nomina di sindaci notoriamente legati alla mafia e per siglare un patto di fiducia e di collaborazione fu nominato ufficialmente sindaco di Villalba.

I cambiamenti introdotti all’interno dell’organizzazione statale con il contributo essenziale della mafia furono evidenti e rappresentarono il salto in avanti per un cambiamento epocale che trasformò completamente l’idea stessa del carattere mafioso; da una mafia locale e contadina post-unitaria, con una interruzione durante il fascismo, fino alla veicolata esplosione nel periodo dell’occupazione alleata dove elementi mafiosi si infiltrarono nella nuova pubblica amministrazione fino a diventare un tutt’uno e ricoprire incarichi pubblici per dirigere ed organizzare la borsa nera, con i referenti più importanti della mafia che si potevano trovare nel giro di Vito Genovese.

Si stabilì un connubio di traffico illecito di commercio di generi alimentari dove vagoni interi di derrate dovevano partire dalla stazione di Villalba muniti di regolari documenti rilasciati dall’AMGOT e dove veniva presa in consegna da Genovese (noto mafioso) e rivenduta nel mercato.

Ma immediatamente dopo lo sbarco degli alleati ed il conseguente risveglio della mafia si scatenò uno spirito siciliano separatista ed indipendentista, una sorta di doppio binario riservato agli americani nella speranza che o l’uno (mafia) o l’altro (separatismo) si potesse portare a compimento una occupazione e aggiudicarsi un primo tassello Usa sul suolo italiano e a garanzia di una futura memoria; nell’uno o nell’altro caso i fili di una prima dominanza americana rimanevano ben saldi e ogni dipendenza risultava garantita. 

Da rilevare che nel separatismo siciliano riuscirono a mescolarsi elementi più o meno puri di indipendentismo con elementi di dubbia provenienza a metà tra mafia e brigantaggio una rimescolanza le cui finalità ultime risultavano essere tutte d’Oltre Atlantico. A dimostrazione di come tali personaggi erano guidati consapevolmente e sapientemente etero diretti fu nelle dichiarazioni che più volte espressero che volevano diventare il 49 (quarantanovesimo) stellone americano. 

L’artefice principale del separatismo fu Finocchiaro Aprile che a ridosso dello sbarco americano diffuse un appello al popolo attraverso un primo movimento per l’indipendenza siciliana (MIS) grazie ad una alleanza con la rinascente mafia rappresentata da Lucio Tasca e da don Calò Vizzini e Antonio Canepa agente segreto dell’Intelligence britannica e che insieme al Tasca e diedero forza alle rivendicazioni indipendentistiche che culminò con un Memoriale con cui venivano informati i governi degli Usa e dell’Inghilterra circa l’aspirazione del popolo a diventare uno stato sovrano.

La risposta da parte degli alleati fu diplomatica perché tesa ad assumere una posizione di ambiguità con il nascente stato italiano. Da un lato si concedeva ogni appoggio ai separatisti con le nomine nei comuni, dall’altro i separatisti venivano esclusi dagli alleati dai posti di responsabilità negli enti od uffici di nuova istituzione oltre nella designazione dei prefetti.

Ma gli alleati per la loro naturale ambiguità e nella premessa di operare su due campi avversi alle vicende siciliane, mollarono dopo appena alcuni mesi il separatismo con un messaggio del generale Eisenhower con il quale si rivolse direttamente al popolo italiano e non già a quello siciliano e a nome dei governi degli Usa e della Gran Bretagna.

Tutto ciò portò ad indicare una verità nascosta e coltivata nel segreto delle cancellerie Usa che riguardava la massiccia presenza di mafiosi italiani presenti sul territorio americano e che aveva le loro radici in una Sicilia consanguinea in cui gli gli interessi americani venivano traslati in quelli dei mafiosi per renderli più fruibili all’attenzione del popolo siciliano.

Questo processo di appoggio al separatismo fu aiutato dalla mafia in accordo con gli americani che la ritenevano l’interlocutore principale e per certi aspetti superiore ai nascenti (1944) partiti dell’arco costituzionale (DC,PC,PSI,Pri…). Ma si arrivò a punto che ciò non era più possibile continuare su quella falsariga per cui si cominciò a pensare che era più prevalente l’interesse americano su quella area ed il cambio fu repentino ed improvviso.

Nell’approdo alla clandestinità dei separatisti, facendo seguito al completo isolamento prodottosi per il prevalente appoggio americano all’amministrazione del Governo italiano, si formò la prima formazione clandestina dell’Evis (Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia) e si trovò subito a dover fronteggiare l’esercito Italiano con conseguente arresto di Finocchiaro Aprile ed uccisione di un altro leader Canepa e con i prolungamenti della banda Giuliano fino agli anni ’50.

Ma la “cambia di casacca” è una costante del costume siciliano e non solo. Avendo abbandonato l’idea del separatismo rimaneva la carta riservata dell’Autonomia Siciliana, un risultato quanto meno convincente da giocare su un piano di trattativa con lo Stato italiano e vissuto dai i separatisti come valore residuale, una sorta di contentino riservato a coloro che fino a quel momento furono aiutati a perorare la causa del separatismo.

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